A.C. 2112-bis-A
Grazie, Presidente. In apertura, mi lasci esprimere, anche a nome del Partito Democratico, un pensiero per le vittime della strage del mercatino di Magdeburgo, che si configura, purtroppo, come un attentato.
La legge di bilancio, che stiamo per votare questa sera, si basa su due pilastri: un'ingiustizia e una bugia. Una grande ingiustizia, perché, in barba alla Costituzione, dopo quasi quattro mesi di discussione, il prezzo di questa manovra sgangherata sarà pagato dalle fasce più deboli e fragili della società: lavoratori, pensionati e redditi bassi; inoltre, una grande bugia, perché proprio a quelli, ai più fragili, ai meno protetti, avevate promesso tagli alle tasse, aumento delle pensioni, incremento dei salari. Non c'è nulla, nulla, nemmeno una delle vostre promesse elettorali mantenute.
Siamo di fronte a un Governo, oggi presente in tutti i suoi ranghi, non come qualche giorno fa, e a una maggioranza che non hanno nessun interesse a guardare in faccia alle disuguaglianze che feriscono la società, ai divari di genere e territoriali che l'attraversano, alla precarietà che mortifica il lavoro e imprigiona le prospettive dei giovani e delle donne. Il risultato di incapacità e indifferenza è questa legge di bilancio, ancora una volta priva di visione, senza respiro, arrivata in Aula con una procedura surreale, riscritta per metà, mortificando il Parlamento, con pacchetti di norme eterogenee scritte dal Governo, senza informazioni sulle coperture e con forzature continue. Una protervia e una mancanza di trasparenza gravissime, mai viste prima, che si sono protratte fino all'ultimo minuto.
Una legge di bilancio che è diventata una legge mancia. Non avete trovato i soldi per i comuni alla canna del gas, Molinari; avete trovato i soldi per la promozione del gelato, per la pista di mountain bike, per il muro di recinzione del cimitero. Sono 130 milioni sprecati, perché non vi bastavano gli 800 milioni buttati a mare per gli inutili e vuoti centri in Albania.
Una manovra che punta a vivacchiare, che si limita a rispettare in maniera ragionieristica i parametri del nuovo Patto di stabilità e crescita, ma non basta e non può bastare. L'Italia è ferma: ve ne rendete conto o siete vittime, voi stessi, della vostra stessa propaganda? Continuate a raccontare un Paese immaginario, mentre quello reale va a fondo. Siamo al ventinovesimo mese consecutivo in cui la produzione industriale cala. Istat e Bankitalia hanno dovuto rettificare le previsioni del PIL, riportando il tasso di crescita allo 0,5 per cento, altro che l'1 per cento che avevate previsto. Nei primi nove mesi di quest'anno è stato autorizzato il 23 per cento in più di ore di cassa integrazione rispetto allo stesso periodo di un anno fa. I salari sono gli stessi quasi da un quarto di secolo e 10 milioni di occupati non riescono, pur lavorando, a uscire da una condizione di povertà.
Davanti a tutto questo, voi cosa fate? Vi presentate con una manovra che non ha nessun investimento, ma solo tagli, tagli alla sanità. Potete usare le calcolatrici più originali o taroccate che volete, ma la realtà è questa. Un miliardo 300 milioni di euro delle tanto sbandierate risorse in più non basteranno neanche a pareggiare gli aumenti dell'inflazione: 4 milioni e mezzo di italiani continueranno a rinunciare alle cure. E mentre la spesa sanitaria privata anche quest'anno aumenterà, quella per la sanità pubblica, in rapporto al PIL, con voi al Governo raggiungerà il minimo storico.
Non succede solo con la sanità. Non va meglio all'università, alla ricerca, alla scuola: tagliate 6.000 insegnanti e 2.000 amministrativi. Tagli a comuni, province, regioni, 12 milioni di euro nel prossimo quinquennio ed è chiaro chi saranno a pagarne le conseguenze: i cittadini, perché le amministrazioni locali saranno costrette a tagliare ancora una volta i servizi, gli aiuti alle famiglie, i servizi assistenziali, il trasporto pubblico locale; tagli tanto assurdi da costringervi a fare una frettolosa e parziale retromarcia, come per il Fondo sull'automotive che avete tagliato voi e che poi avete cercato di recuperare per affrontare la crisi profonda, la riconversione ecologica del settore dell'automotive.
Però, almeno, risparmiateci questa pantomima, il gioco delle tre carte: prima tagliate, poi rifinanziate in parte quello che avete tagliato e continuate a fare propaganda annunciando più risorse. Non prendete in giro gli italiani. Lo avete fatto non solo per l'industria e i soldi alle imprese, lo avete fatto - ed è ancora più grave - anche per la morosità incolpevole, fondo che vi abbiamo chiesto di rifinanziare dopo che l'avete lasciato senza un euro per tre anni, come se nel frattempo aveste fatto qualcosa per chi non riesce a pagarsi un affitto. E intanto per chi ha lavorato una vita intera il ringraziamento qual è? Pensioni minime aumentate di 1,80 euro.
E poi, ancora una volta, una porta sbattuta in faccia sul salario minimo, nonostante proprio ieri vi abbiamo consegnato 120.000 firme per una legge di iniziativa popolare, perché sotto i 9 euro non è lavoro, è sfruttamento. Su questa battaglia non ci fermeremo, andremo avanti con le altre opposizioni e vi chiederemo già a gennaio di calendarizzare la legge in Commissione. Non potrete scappare per sempre.
Cattive notizie, ancora una volta anche per il Mezzogiorno: avete ridotto le risorse per il credito d'imposta ZES, la decontribuzione Sud; niente per le aree interne, niente per fronteggiare la crisi climatica, mentre cresce la spesa per il Ponte, quella sì, inutile, dannosa, cui avete destinato ancora un miliardo e mezzo in più, sottraendoli a strade, ponti, ferrovie, messa in sicurezza del territorio, quello che serve al Paese. E anche quel poco di positivo che questa manovra contiene, come la conferma del taglio del cuneo fiscale, è un atto dovuto, perché la stragrande maggioranza delle buste paga l'anno prossimo non vedrà un solo euro in più.
Se poi aggiungiamo all'elenco l'imbarazzante balletto sulle entrate del concordato preventivo, che altro non è che l'ennesimo vergognoso condono, ecco delineato il quadro di un insieme di misure sbagliate, inefficaci e inique.
Alle vostre scelte il Partito Democratico ha contrapposto un pacchetto di proposte mirate, credibili e realistiche. Con un emendamento unitario delle opposizioni abbiamo chiesto cinque miliardi e mezzo in più per la sanità, per politiche di prevenzione, per aumentare le retribuzioni e per nuove assunzioni, anche abolendo il tetto stabilito nel 2009 da quel Governo Berlusconi, di cui faceva parte una giovane, oggi smemorata Giorgia Meloni.
Abbiamo proposto il congedo paritario e obbligatorio per entrambi i genitori, portando quello di paternità da dieci giorni a cinque mesi, estendendo la misura ai lavoratori autonomi, prevedendo l'aumento del 100 per cento dell'indennità di maternità, ma anche per questo non avete voluto ascoltarci. Ci siamo decisi a utilizzare le nostre poche, pochissime risorse, quelle a disposizione dei gruppi parlamentari, per raddoppiare il numero degli ispettori sul lavoro. Servono più controlli per fermare la scia di sangue delle vittime, garantire sicurezza e salute a lavoratrici e lavoratori. Abbiamo chiesto risorse per promuovere il benessere psicologico, a partire dai nostri ragazzi e ragazze nelle scuole, per iniziare a stabilizzare i ricercatori di questo Paese, a partire da quelli del CNR, perché la ricerca è futuro. La verità è che a voi il futuro non interessa.
Non è questo il Paese che ci meritiamo, un Paese chiuso, spaventato, in cui ogni giorno additate il nemico di turno: gli immigrati, l'Europa, i giovani che scendono in piazza, i sindacati che osano criticare le vostre politiche, i magistrati. E lo dico a Molinari: i magistrati che anche oggi hanno fatto il loro dovere e le cui sentenze noi rispettiamo sempre. E chissà mai che la sentenza di oggi abbia liberato Salvini dall'ossessione dei confini e che da oggi si occupi finalmente di chiodi e di fare funzionare treni e trasporti, se ne è capace. Non si governa un Paese contro, chiudendosi dentro i palazzi, alimentando rabbia, vittimismo. È per questo che il nostro voto sarà un voto convintamente e nettamente contrario a questa pessima legge di bilancio ed è per questo che continueremo a stare nei luoghi della fatica delle persone, ma anche delle loro speranze, della loro voglia di riscatto, del desiderio di cambiare il destino di rabbia e di declino a cui state condannando questo Paese.